Unità Pastorale Vallarsa

Albaredo

La costruzione della chiesa con dedicazione al Patrocinio di San Giuseppe ad Albaredo risale al 1752 e la sua consacrazione venne celebrata nel 1768. Divenne espositura venti anni dopo, legata alla pieve  di Lizzana. Nella seconda metà del XIX secolo fu oggetto di una restaurazione con lo scopo di ampliamento, e venne probabilmente costruita in quel periodo la cappella laterale a destra. Nel 1882 venne consacrata per la seconda volta. Durante il primo conflitto mondiale subì danni ingenti, e in particolare venne quasi demolita la canonica con la perdita della maggior parte dell’importante documentazione che vi era conservata. Durante gli anni del primo dopoguerra fu oggetto dei necessari restauri riparativi e l’edificio venne inoltre ampliato. Fu parzialmente ricostruita la torre campanaria sulla quale vennero sistemate due nuove campane. Nel 1933 furono messe nuove vetrate nella controfacciata e nella parte absidale. Nella seconda metà del XX secolo gli interni vennero decorati da Franco Chiletto e, nel 1959, venne elevata a dignità parrocchiale con successivo riconoscimento agli effetti civili avvenuto nel 1960 grazie ad un decreto del presidente della Repubblica. Negli anni sessanta vi fu l’adeguamento liturgico. L’altar maggiore venne spostato con le balaustre e la pavimentazione del presbiterio rinnovata. Fu tolta la cantoria e nella controfacciata furono murate le nicchie.

 

Camposilvano

La parrocchiale è dedicata alla Santissima Trinità e risale al XVIII secolo. L’erezione di una prima cappella con dedicazione alla Santissima Trinità a Camposilvano risale al 1714. Nel 1786 venne elevata a dignità di espositura della pieve di Lizzana. La comunità di Camposilvano, alla fine del XVIII secolo, acquistò la cappella, sino ad allora proprietà di privati, e decise un suo ampliamento.

I lavori di ristrutturazione necessari a rendere la chiesa più adatta alle esigenze dei fedeli vennero realizzati nella terza decade del XIX secolo. L’orientamento della chiesa venne mutato e la pianta venne notevolmente ampliata. Nel 1822 la chiesa, ormai ultimata, venne benedetta. Il vescovo di Trento Benedetto Riccabona de Reichenfels celebrò la sua consacrazione solenne nel 1868. Durante il primo conflitto mondiale la chiesa venne danneggiata e sconsacrata, venendo utilizzata dai militari come stalla e fu necessario, negli anni successivi, procedere con la sua ristrutturazione e riparazione dei danni subiti per poter essere restituita al culto. Venne elevata a dignità parrocchiale nel 1959. Negli anni sessanta e settanta fu oggetto di vari interventi, tra i quali il necessario adeguamento liturgico.

 

Matassone

La chiesa parrocchiale è dedicata a San Valentino e risale al XVII secolo. Il territorio di Matassone fu a lungo legato alla pieve di Lizzana, la chiesa di San Floriano, e il primo luogo di culto vi fu costruito a partire dal 1631. I capifamiglia del paese avevano ottenuto l’autorizzazione vescovile per l’edificazione e il cantiere venne chiuso nel 1636. Attorno alla metà del XVIII secolo la chiesa fu oggetto di ampliamenti importanti e a partire dal 1789 ottenne la concessione della conservazione dell’Eucaristia e del crisma, oltre al fonte battesimale. Venne elevata a dignità di espositura nel 1790. Divenne cappellania nel 1806 con l’intervento di don Domenico Noriller, il suo primo curato, che provvide con le proprie disposizioni al mantenimento del sacerdote destinato solo alla chiesa di Matassone. La solenne consacrazione venne celebrata nel 1868, e sembra verosimile che poco prima fossero state aggiunte alla navata le cappelle laterali. Nel primo dopoguerra del XX secolo fu necessaria un’opera di ricostruzione e riparazione dei gravi danni avuti durante il conflitto, e i lavori furono ultimati solo nel 1923, quando venne consacrato il nuovo altar maggiore. Ottenne dignità parrocchiale nel 1962 poi, negli anni sessanta, venne realizzato l’adeguamento liturgico che comportò la perdita dell’altar maggiore precedente. Durante questo intervento venne rinnovata la pavimentazione della sala e la controfacciata fu privata della cantoria. La chiesa, orientata verso meridione, si trova al margine dell’abitato. La facciata in stile barocco è caratterizzata da un grande portale e da un frontone curvilieno. La navata è unica, con copertura a botte. Sul sagrato sono presenti tre grandi lastre tombali che erano destinate alle sepolture separate degli uomini, delle donne e dei bambini, secondo le indicazioni della vicinia di Matassone. Accanto a queste c’è la lapide di Domenico Noriller, il primo cappellano della chiesa morto nel 1809.

 

Obra

La chiesa parrocchiale è dedicata alla Madonna della neve e risale al XIX secolo. L’edificio sacro risale al 1867, quando a Zendri, antica frazione di Obra, venne edificata la prima piccola chiesa dedicata alla Madonna della Neve, sussidiaria della pieve di Lizzana. La chiesa venne benedetta nell’anno della costruzione. Durante il primo conflitto mondiale tutto il territorio fu duramente colpito dagli eventi bellici; la chiesa venne gravemente danneggiata e la popolazione fu costretta ad evacuare. Venne spostata in parte a Legnago e in parte a Varazze, in territorio italiano, trovandosi a sud del fronte. Durante il primo dopoguerra del XX secolo la chiesa venne restaurata ed ampliata con un allungamento della parte presbiteriale e la creazione di un transetto. Dopo la conclusione di tali lavori, nel 1924, venne concessa, con disposizione vescovile, la possibilità di celebrare la messa e le funzioni sacre. Nel 1939 Diego Costa decorò la facciata con un grande affresco di San Cristoforo per ricordare gli anni nei quali tutti gli abitanti erano stati costretti a lasciare le loro case.

Ottenne dignità curiaziale nel 1951 grazie alle donazioni di due fedeli, Antonio e Luigia Broz, che permisero il mantenimento di un sacerdote e ricevendo quindi il decreto vescovile che rendeva la chiesa sussidiaria della parrocchia di Vallarsa. Negli anni cinquanta prima venne ristrutturata e in seguito venne elevata a dignità parrocchiale. Nel decennio successivo la chiesa fu oggetto di ristrutturazione conservativa e, nello stesso periodo, venne realizzato l’adeguamento liturgico. La solenne consacrazione dopo tali interventi venne celebrata nel 1968. Gli ultimi interventi si sono avuti tra il 1990 ed il 2010 quando, dopo i lavori sul tetto e sugli intonaci di alcuni decenni prima fu necessario rifare la pavimentazione della parte presbiteriale, tinteggiare le pareti interne e aggiornare gli impianti. Oltre all’affresco sulla facciata merita attenzione il dipinto su tela conservato all’interno della navata, la Madonna con Sant’Alfonso di Andrea Pozzo.

 

Parrocchia

La chiesa parrocchiale è dedicata a San Vigilio e risale al XV secolo. Una cappella a Vallarsa è documentata dal 1470, quando il rettore della pieve di Lizzana citò l’edificio dedicato a San Vigilio in un elenco di beni ecclesiastici legati alla sua giurisdizione. Sembra probabile che la sua esistenza sia databile sin dal XIII secolo e si trattava in ogni caso di un edificio con la concessione del fonte battesimale e di un vicino camposanto, oltre che di un sacerdote dedicato. Con l’inizio del XVI secolo la piccola cappella originaria venne ampliata e a partire dal 1538 ottenne dignità curiaziale. Bernardo Clesio concesse alla comunità di Parrocchia la possibilità di scegliere il proprio curato e la slegò in tal modo dalle decisioni di Lizzana. Ottenne dignità parrocchiale nel 1720 e nel 1728 il principe vescovo di Trento Antonio Domenico Wolkenstein celebrò la sua solenne consacrazione.

Pochi anni dopo, nel 1745, divenne chiesa arcipretale e nella seconda metà del XVIII secolo venne eretta la torre campanaria. Vennero coinvolte nel progetto due personalità roveretane come l’ingegner Scottini e l’imprenditore Tacchi e la costruzione richiese cinque anni. Il risultato ottenuto fu notevole, in particolare per il concerto delle sei campane che divenne presto noto in tutta la vallata. Sempre nello stesso momento la chiesa venne ampliata e poco dopo sulla torre campanaria venne installato anche un orologio. Nella seconda metà del XIX secolo la chiesa venne sopraelevata e la copertura fu rifatta, inoltre furono sistemati il sagrato ed il camposanto. Nel primo dopoguerra del XX secolo fu necessario ricostruire le parti danneggiate o distrutte durante il periodo bellico. Le campane che erano state portate a Vicenza per evitare che fossero requisite dagli austriaci (e due si erano rotte durante le operazioni) ritornarono nella loro sede e, a lavori ultimati, la chiesa venne benedetta, nel 1921. Proseguirono poi i lavori sino ad arrivare alla ricomposizione del concerto campanario completo di sei campane e alla sistemazione nella sala di tre altari che furono acquistati a Verona e provenivano dalla chiesa di San Bernardino. Gli interni vennero arricchiti di decorazioni murarie e venne aggiornato l’impianto elettrico. Nel secondo dopoguerra Giovanni Tiella progettò un restauro della torre campanaria e una campana che si era rotta fu riparata. Negli anni sessanta il movimento delle campane venne elettrificato, fu installato l’impianto di riscaldamento ed eseguito l’adeguamento liturgico. La chiesa ebbe un nuovo organo. Nel decennio successivo fu necessario restaurare la torre campanaria e poi continuarono i normali lavori di manutenzione. L’interno della navata ospita pregiati altari in marmo e sui due laterali vi sono dipinti seicenteschi di scuola veronese aventi come soggetto il Martirio dei tredici frati francescani e Santa Margherita. Nella chiesa è presente anche una statua dedicata a San Pasquale proveniente da Verona. L’organo, del 1968, è opera di Pinchi da Foligno. Notevole è il concerto di campane sulla torre, che si può ascoltare in tutta la vallata e che in passato era possibile far suonare anche dai forestieri, col pagamento di una tassa.

 

Riva

La chiesa parrocchiale è dedicata a San Floriano e risale al XVIII secolo. La fondazione della chiesa a Riva di Vallarsa pare sia databile ai primi anni del XVIII secolo quando il sacerdote Bartolomeo Riva (anche chiamato Rippa), grazie ad un permesso vescovile, utilizzò come cappella una stanza della sua abitazione. Questo primitivo e particolare luogo sacro venne benedetto nel 1708 e fu utilizzato anche per la celebrazione della messa. Nel giro di pochi anni, a causa del numero di fedeli crescente, si decise di edificare un nuovo luogo di culto indipendente, su un terreno della famiglia del sacerdote e in posizione non lontana dal sito della moderna chiesa. La dedicazione fu da quel momento per San Floriano, e venne descritto in una visita pastorale del 1750 come edificio con un’unica navata ospitante un solo altare. Attorno alla seconda metà del XIX secolo, grazie ad un lascito importante del parroco di Borgo Sacco, Bartolomeo Ferrari, la comunità di Riva poté iniziare la costruzione del nuovo luogo di culto, munito di canonica, e pensare anche al mantenimento di un sacerdote. Nel 1865 quindi la cappella di San Floriano ottenne la dignità curiaziale e divenne sussidiaria della vicina chiesa di San Vigilio. L’edificio venne ultimato nel 1869 e nove anni dopo venne consacrato. La primitiva cappella, che sorgeva a breve distanza, fu demolita nel 1896. Nel secondo decennio del XX secolo venne eretta la torre campanaria e le quattro campane vennero fuse dalla ditta trentina Chiappani. Durante il primo conflitto mondiale, come avvenne anche per la vicina località di Obra, gli abitanti furono costretti ad abbandonare le loro case ed il paese fu bombardato. La chiesa subì gravi danni con l’abbattimento della sacrestia, la rovina delle coperture e distruzioni di parti del presbiterio e della facciata. Andarono perdute arredi e suppellettili salvo pochi beni in precedenza trasferiti a Trento. Nel primo dopoguerra fu possibile, dopo il ritorno degli sfollati, riparare i danni e ripristinare le condizioni precedenti con nuovi arredi, nuove campane e rinnovate decorazioni nella parte absidale, opera di Francesco Giustiniani. Ottenne dignità parrocchiale nel 1953. A partire dalla fine degli anni sessanta venne realizzato il necessario adeguamento liturgico, vennero rivisti gli impianti e si procedette con un ristrutturazione conservativa. L’organo, del 1971, venne realizzato dalla ditta veronese di organi fondata da Barthélemy Formentelli.

 

Sant’Anna

La chiesa parrocchiale è dedicata a Sant’Anna e risale al XVIII secolo. Le vicinie di Aste, Robolli e Sega stabilirono, nel 1767, la costruzione di una cappella con dedicazione a Sant’Anna nella frazione di Vallarsa che porta lo stesso nome. Ottennero le necessarie autorizzazioni dal principe vescovo di Trento Cristoforo Sizzo de Noris e poterono iniziare i lavori nella località di Fontana. L’edificio venne ultimato nel 1776 e venne consacrato nello stesso anno. Ottenne dignità di espositura dal 1786, distaccandosi dalla pieve di San Floriano di Lizzana diventando sussidiaria della vicina chiesa di San Vigilio. Un anno dopo vennero erette la sacrestia e la torre campanaria e in seguito accanto alla chiesa venne sistemato anche il camposanto della comunità. All’inizio del XIX secolo la chiesa venne ampliata con la costruzione di una nuova cappella laterale, poi vennero benedetti sia la cappella sia il camposanto. Nella seconda metà del secolo la chiesa fu oggetto di un nuovo intervento di ampliamento che si realizzò con la costruzione di una seconda cappella laterale di fronte alla precedente e col prolungamento della navata. Nel 1868 il vescovo di Trento Benedetto Riccabona de Reichenfels, celebrò la sua consacrazione solenne. Durante il conflitto mondiale la chiesa fu utilizzata a scopi militari, utilizzata come stalla e spogliata di arredi e suppellettili sacri e fu necessario, negli anni del primo dopoguerra del XX secolo procedere con un intervento di restauro seguito da una riconsacrazione. Ottenne dignità parrocchiale nel 1925. La chiesa fu arricchita di decorazioni nella navata e nella parte presbiteriale nel 1927 ad opera di Francesco Giustiniani.

 

Valmorbia

La chiesa parrocchiale è dedicata alla Natività di Maria e risale al XIX secolo. Attorno alla metà del XIX secolo la chiesetta nella località di Dosso, la più vicina a Valmorbia, venne giudicata non più adeguata, sia per dimensioni sia per lo stato nel quale versava, alle esigenze della popolazione e venne concessa l’autorizzazione alla costruzione di un nuovo luogo di culto con un nuovo camposanto. Trovando un accordo tra le due comunità fu deciso di edificare la nuova chiesa, con dedicazione alla Natività di Maria, a Valmorbia. Il cantiere venne aperto nel 1855 e chiuso nel 1858. Sempre nello stesso anno, il 1858, la chiesa venne benedetta dal decano foraneo di Vallarsa e arciprete di San Marco di Rovereto. Nel 1868 il vescovo di Trento Benedetto Riccabona de Reichenfels, nel corso di una visita pastorale a Valmorbia (assieme a tante altre compiute nella sua diocesi quell’anno) ne celebrò la consacrazione solenne. Attorno alla fine del secolo la chiesa costruita da pochi decenni venne ristrutturata con un ampliamento che si realizzò nella nuova cappella laterale dedicata alla Madonna e nel contempo si adeguò il sagrato con una nuova pavimentazione. Alle spese contribuirono le comunità di Valmorbia, Dosso e Zocchio. Venne elevata a dignità curiaziale nel 1912, sussidiaria nella parrocchia di Vallarsa. Durante il primo conflitto mondiale subì enormi danni, in particolare causati da bombe cadute sull’edificio e da un incendio che la ridusse quasi ad una rovina. Rimasero intatte le murature principali e parte della copertura della navata; la stessa torre perse la sua parte superiore con la cella campanaria. Durante il primo dopoguerra del XX secolo prima venne costruito un campanile provvisorio in legno, sul quale fu posta una nuova campana della fonderia Colbacchini di Trento poi si provvide a ricostruire le parti strutturali distrutte ed infine alla loro nuova decorazione. Nel 1923 venne posto il nuovo altare maggiore in marmo marmoreo poi venne sistemata la pavimentazione e furono preparate quattro nuove campane dalla stessa fonderia di Trento. A partire dal 1934 vennero decorati gli interni. Nei primi anni del secondo dopoguerra fu necessario riparare anche i danni procurati dal secondo conflitto, e si provvide al restauro della copertura, con Eternit. Ottenne dignità parrocchiale nel 1960. Dalla metà degli anni sessanta iniziarono nuovi ed importanti restauri conservativi e ricostruttivi: i pannelli in Eternit vennero sostituiti da tegole in cemento, fu sistemata la copertura della torre campanaria, vennero riviste le pareti interne ed esterne, venne realizzato l’adeguamento liturgico, venne posta una nuova pavimentazione nella sala e fu installato un nuovo impianto di riscaldamento. Gli ultimi interventi si sono conclusi nel 2010 con lavori di consolidamento e di protezione contro l’umidità, oltre ad altri interventi sugli impianti.

 

Raossi

La chiesa parrocchiale è dedicata ai Santi Pietro e Paolo e la sua costruzione risale al XX secolo. Il primo luogo di culto nella frazione di Raossi fu una cappella con un solo altare e con dedicazione a Santa Lucia della quale si ha notizia già nel 1719. Fu eretta grazie a Bartolomeo Raos, che lasciò anche un beneficio per il suo mantenimento. Durante il primo conflitto mondiale l’edificio venne distrutto e sul sito fu edificata poi la casa canonica. La costruzione di un nuovo luogo di culto, ormai necessario, iniziò, dopo aver raccolto in vari modi la somma necessaria, nel 1923 e due anni dopo la nuova chiesa fu ultimata. La riedificazione avvenne in economia e sfruttando anche materiale che si recuperò dalle abitazioni della zona distrutte durante la guerra. Il giorno di Ferragosto del 1925 la nuova chiesa fu benedetta e pochi mesi dopo venne elevata dignità di espositura della chiesa parrocchiale di Vallarsa. Nel 1936 la sala venne arricchita di decorazioni che in seguito andarono perdute durante i lavori per l’adeguamento liturgico. Fu elevata a dignità curaziale il 15 agosto 1941 poi, nel 1958, divenne chiesa parrocchiale autonoma. L’abside fu dotato di nuove vetrate preparate dalla ditta Giuseppe Parisi di Trento e decorate da Gian Rigo di Venezia. Tra il 1966 ed il 1967 fu oggetto di importanti ristrutturazioni e di adeguamento liturgico. L’originale altare maggiore fu smontato, la pavimentazione della parte absidale fu consolidata, fu elevata e rinforzata nella struttura che aveva iniziato a mostrare cedimenti. Si protessero varie parti dalle infiltrazioni di umidità, si rivide la copertura del tetto e venne rifatto l’impianto di riscaldamento. Gli ultimi interventi hanno preso il via negli anni finali del primo decennio del XXI secolo e hanno riguardato la sistemazione del sagrato con ciottoli di fiume e cubetti in porfido e la revisione dell’impianto fognario esterno. Il luogo di culto, che è orientato verso sud, si trova su un piccolo terrapieno a occidente rispetto al nucleo del centro abitato di Raossi. Presenta una facciata a capanna semplice, con due spioventi. Il portale è centinato e strombato in una cornice culminante con un arco a tutto sesto ed è sormontato da un piccolo rosone, pure strombato, che porta luce alla sala. La copertura del tetto è sporgente. Le due fiancate laterali sono simmetriche e presentano tre finestre a monofora. La sagrestia è posta in posizione arretrata sulla sinistra mente la torre campanaria si trova sulla destra. La cella campanaria si apre con quattro finestre a monofora e la copertura è a piramide rettangolare bassa, conclusa con una croce al centro. La navata interna è unica con quattro campate. Il battistero è posto a sinistra, lateralmente, nella quarta campata. Gli arricchimenti decorativi che ci sono pervenuti sono limitati ad una cornice con la dedicazione, sull’arco santo, e all’occhio divino sulla parte centrale del catino absidale. Le parti decorate da don Giuseppe Tarter nel 1936 , tra queste un affresco raffigurante Angeli con gli scarponi, sono state scialbate con gli adeguamenti liturgici della seconda metà del XX secolo.