Santa Maria Rovereto

Parrocchia 22 ottobre 1787, proveniente dalla matrice di S. Marco.

Chiese:

Parrocchiale

Eretta prima del 1300 (attuale sacrestia), consacrata 1° aprile 1334. Dal 1383 al 1785, chiesa del convento dei Carmelitani. Riedificata 1678-94, restaurata 1750, consacrata 29 giugno 1820, restaurata dopo le guerre 1914-18 e 1940-45; adeguata alle norme liturgiche del Vaticano II 1967, restaurata 1981. Si innalza a lato dei bassi fabbricati del convento carmelitano, con la classica facciata eretta circa 1750 dal veronese GiovanBattista Schiavi. Sul culmine dell’attico troneggia la statua della Madonna del Carmelo, mentre solo tre delle quattro nicchie che movimentano il prospetto sono ornate da statue. A destra del portale della chiesa, sulla facciata dell’ex convento è murata una lapide tardomedioevale (1427) con gli stemmi dei Castelbarco e dei Correggio. Maestoso è l’interno, a croce latina, con l’indovinata decorazione a graffito di Giorgio Wenter Marini e di Matteo Sebesta (1923). Il grande dipinto absidale è invece di Eugenio Cisterna (1910).  Lo stile è rinascimentale baroccheggiante.

La studiata sequenza delle cappelle, che si aprono nell’unica, vasta navata, gli spazi gettati dalle arcate della luminosa cupola, creano un nesso armonico di vuoti e di pieni piacevole e plastico.

Gli ampi finestroni sommitali, le alte lesene che inquadrano gli archi delle cappelle, s’innestano, con capitelli corinzi, alle eleganti cornici, dando maggiore movimento alla pur sobria architettura.

I barocchi altari laterali sono in marmi policromi. Nella prima cappella a destra, una lapide ricorda che alla consacrazione della chiesa avvenuta il 29 giugno 1820 da parte di mons. Giuseppe Manfrin Provedi, vescovo di Chioggia (essendo vacante la sede di Trento) fungeva da crocifero Antonio Rosmini. L’altare con baldacchino marmoreo (quasi identico a quello della cappella di fronte) è ornato da una pala secentesca, del comasco Giulio Quaglia, raffigurante s. Andrea Corsini. Altra pala “Carmelitana” (s. Alberto), opera di Bartolomeo Zeni da Verona (sec. XVIII), sull’altare successivo mentre nella nicchia dell’altare (opera di C. Benedetti da Castione, 1730) della terza cappella c’è una statua della Madonna.

Monumentale l’altare maggiore, pregevole opera di Cristoforo Benedetti da Castione e del figlio Teodoro (1750) ricco di marmi policromi e di statue; nella nicchia al di sopra del tabernacolo, Madonna con Bambino. Pacatamente rococò l’architettura delle due porte, con statue, che si aprono sul coro. Nell’abside (nel catino “Incoronazione della Vergine”, tempera del Cisterna, 1910), racchiuse in cornici di stucco, si possono ammirare cinque tele di G.A. Baroni: da destra a sinistra: Naaman siro, lebbroso, va da Eliseo per avere guarigione; Eliseo fa sgorgare acqua per l’esercito di Giosafat; Maria Ss. porge lo scapolare a s. Simone Stok (al centro); Elia fulmina i messi del re Ocozia; Elia compie il sacrificio sul monte Carmelo, invocando il fuoco dal cielo (1716-18). Altre tele del Baroni in sacristia.

Nella cappellina a sinistra, Crocifisso e una tela raffigurante la nascita di Gesù (sec. XVII?). – Nella cappella che segue tela “carmelitana”, (s. Maria Maddalena de Pazzi) di Antonio Pieri (sec. XVIII) e altare di Cristoforo Benedetti da Castione; nell’altare successivo pala di S. Teresa del pittore di Sacco, Vittorio Casetti (1935). La pala del primo altare a sinistra (s. Antonio) è del pittore mantovano Aldi (1919).

L’organo è di Mascioni da Cuvio (1929). – Il campanile fu eretto 1657.

La porticina sotto il pulpito immette nel chiostro dell’ex monastero carmelitano, sostenuto da eleganti colonnine. I resti di una fascia decorativa a putti si vedono all’esterno, mentre tracce degli affreschi eseguiti 1559 da un certo Battista da Rovereto (?), affiorano in due parti tra le lapidi sepolcrali murate nel portico. Alcune di queste ultime sono di un certo interesse storico e artistico, come la prima a sinistra entrando dalla chiesa (degli Sbardellati, 1565) o le due gemelle, a destra, accanto ai resti di affresco con didascalia (Paulus Madrutius, 1570; Petrus Rosminus, 1578). Nel chiostro si può entrare anche dalla piazza; nell’androne avanzi di una decorazione geometrica quattrocentesca. La lapide dell’ala a mezzogiorno del portico è del 1492; sopra una pietra sepolcrale vicina affiora la sommità di una nicchia con un Ecce Homo e due teste d’angelo affrescate.

S. Croce

Parrocchia dal 15 agosto 1972, ricavata da S. Maria e Lizzanella, fino al 1 gennaio 2003; poi incorporata in S. Maria.

Eretta 1956-58, la chiesa venne edificata in questo periodo su progetto dell’architetto Giovanni Tiella, benedetta 20 luglio 1958, sculture lignee di d. Marco Morelli. Nel 1974-1975 ci furono degli interventi di adeguamento dei poli liturgici alle prescrizioni conciliari. Nel 1987-1988 la chiesa acquisì l’assetto odierno in questo periodo tramite le operazioni di restauro ed ampliamento della struttura, commissionate dall’allora parroco Francesco Grassi ed eseguite su progetto dell’architetto Adolfo Fia. Dal punto di vista conservativo si procedette al rifacimento della pavimentazione interna, della copertura, dei serramenti, della lattoneria, alla posa dell’impianto di riscaldamento e di quello antiincendio, dotato di rilevatori dei fumi, e alla sostituzione delle vetrate; l’edificio, precedentemente a pianta a croce latina, venne ad assumere, mediante l’edificazione di corpi laterali, un impianto basilicale. Nel 1999 si procedette al rinnovo degli impianti audio ed elettrico e ad un’opera di tinteggiatura interna ed esterna.

Precedentemente la chiesa di S. Croce era nell’omonimo piazzale, eretta 1754, benedetta 1763, consacrata 12 giugno 1820. Dal 1755 al 1783 vi era annesso un monastero di Terziarie carmelitane, a cui successe un collegio retto dalle Dame inglesi. Restaurata 1903, fu demolita insieme con il monastero per motivi bellici il 22 maggio 1914.

Loc. Porte

Ss. Trinità eretta 1863, restaurata 1870, e dopo la guerra 1914-18. Accoglie due tele di G. Balata (1936); e la pala, in ovale di stucco, di D. Wolf (1928).

Maria Assunta o Madonna del Monte: Il santuario fu eretto 1602-03 attorno ad un antico tabernacolo, nella cui nicchia (ora altare maggiore) ignoto artista del ‘500 ha affrescato la Madonna con Bambino e santi a lato. Armoniosa è la facciata, opera questa, di Giovanni Scottini da Lizzana (1751); i mezzi pilastri, le due nicchie con statue di santi, il vistoso portale sormontato da un finestrone, l’attico, danno movimento e decoro alla fantastica architettura barocca. L’interno è più sobrio, quasi disadorno; la barocca decorazione architettonico-floreale della volta della navata, opera ritenuta di Orlando Fattori da Desenzano (sec XVIII), è in gran parte scomparsa a seguito delle distruzione della guerra 1914-18 e dei bombardamenti della guerra 1939-45, che squarciavano la volta e mutilarono il fastigio del frontale. Si è conservata invece, dopo il restauro, la decorazione (storie della Madonna in chiaroscuro) nel presbiterio protetto da una cancellata e ornato da un elegante pavimento a intarsi di marmo policromo. Nella nicchia dell’altare maggiore si può vedere l’antico, pregevole e venerato affresco della Madonna del Monte. Il santuario, un tempo custodito da eremiti, ora è animato dai Missionari della Consolata.

Ospedale civile

Immacolata eretta 1892, benedetta 10 giugno 1893.

Cappella del camposanto: Crocifisso, eretta 1862-64, a pianta circolare, arch. Alessandro Cervi da Casalmaggiore, distrutta dal bombardamento 28 gennaio 1945, restaurata parzialmente 1955, “la Rotonda” è stata conservata come rudere a “memoria” degli orrori della guerra.

 

Comunità religiose

Missionari della Consolata  Santuario Madonna del Monte (1925)

L’Istituto è stato fondato nel 1901 dal beato Giuseppe Allamano, nato a Castelnuovo d’Asti (TO) e vissuto a Torino dal 1851 al 1926.

Sono una famiglia di persone, sacerdoti e laici che si impegnano a portare il Vangelo nel mondo; sono dei consacrati che si dedicano alla missione in modo totale, per tutta la vita.

Il loro campo d’azione va oltre i propri confini territoriali, di paese, nazione, parrocchia, diocesi. Guardano e hanno a cuore il mondo, tutti i popoli. Sono testimoni dell’universalità del cristiano e della Chiesa.

Hanno Maria, Madre di Gesù, come ispiratrice e Madre. Come Maria, che venerano con il titolo di Consolata, vogliono portare al mondo la vera consolazione, che è Gesù con attenzione agli emarginati, agli afflitti, con la cura dei malati, la promozione della giustizia e della pace.

Sono presenti al Santuario Madonna del Monte dal 1925. Arrivarono in Rovereto quasi per caso, ma lo loro sorpresa fu grande quando arrivarono e trovarono il santuario dedicato a Maria col titolo di “Consolatrice”.