“Canterò canzoni nuove, canterò felicità, ed il fuoco del tuo amore nel mio mondo porterò, canterò che solo tu sei libertà”.
Domenica 5 maggio si è celebrata a Vallarsa la messa di Prima Comunione per 10 bambini di terza e quarta elementare.
L’ atmosfera che si respirava era quella della gioiosa attesa del giorno di festa. Ed eccoli, Natan, Eva, Matilde, Riccardo, Emily, Giorgia, Lara, Emanuele, Agata e Desiree che ascoltano con attenzione le ultime raccomandazioni di don Armando prima di incamminarsi verso la chiesa. Ad accoglierli il canto che apre questo articolo. Un canto (e una preghiera) che esprime bene il clima che si vive in questi momenti comunitari.
A scaldare ulteriormente i cuori il fatto che il coro era composto dagli animatori dell’oratorio, meravigliosi ragazzi che con questo prezioso gesto di vicinanza e accompagnamento, molto significativo, hanno allietato e animato questa celebrazione con quella attenzione e affetto che è dei fratelli maggiori verso i fratellini.
E siamo arrivati al momento tanto atteso, quello per cui i bambini si sono preparati insieme alle loro catechiste Elena, suor Meheret e Anna.
L’ emozione è grande tra i bambini e ancora più nei genitori e nei nonni. Composti e sereni si sono avvicinati a don Armando che, molto amorevolmente, ha finalmente coronato il loro desiderio di ricevere Gesù. La gioia quindi, si la gioia, è stata il leitmotiv, la melodia della celebrazione, e poi il linguaggio dell’umanità, l’unico capace di farci incontrare, con le preghiere dei bambini che hanno parlato al Signore di volti e gli hanno affidato tutte le situazioni che si vivono nel mondo; e ancora nella presentazione dei doni con il riconoscimento fiducioso che Gesù è bellezza, bontà e luce. E infine nel momento del ringraziamento, con il loro grazie per gli amici, per le loro famiglie e per il grande dono di Gesù che si è fermato nel loro cuore.
E al termine l’assemblea non si è semplicemente sciolta ma si è ritrovata sul sagrato con sorrisi, strette di mano, confidenze e incontri. Fraternità insomma, che fra le tante discipline è quella più affascinante perché la più difficile da realizzare.
Una celebrazione quella di domenica che è stata, prima di tante cose, semplicemente una grande occasione.
Perché non crederci, allora? Imparando a celebrare tutti insieme con gioia, così che il “fuoco eucaristico”, come lo definisce il Vescovo Lauro, (la centralità dell’unica eucaristia domenicale nella vita della comunità) incida su quella benedetta vita che si trova fuori dalla porta della chiesa.
Una storia che la nostra comunità può scrivere non con quello che con diligenza ha raggiunto, ma con quello che con coraggio raggiungerà. Con infinita pazienza. La pazienza di una comunità che sarà in grado di vedere quei germogli che stanno sbocciando.
Vedere quel sole che ognuno possiede dentro.